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Raccontare un viaggio è un fatto già sperimentato da molte voci di poeti o cantanti, da molteplici colori di quadri e foto o attraverso musiche, diari e forse anche preghiere. Questo è il nostro viaggio verso Siongiroi per l'esperienza missionaria 2015 da tutti noi sognata e preparata da molto tempo! Noi siamo un gruppo di giovani, adulti, bambini, famiglie e amici, direi una famiglia composta da Paolo, Isa, Fabio, Silvia e Miriam veterani del posto e Monica, Stefano, Edoardo, Lorenzo e Carola, Sara, Alberto, Rossella e Irene.


"CHIUDI GLI OCCHI E IMMAGINA UNA GIOIA, MOLTO PROBABILMENTE PENSERESTI A UNA PARTENZA..." (dom 26 - mar 28/07)

Chiudiamo gli occhi e dopo un'inaspettata paura all'aeroporto di Milano, superata con speranza e lacrime, partiamo prima per Doha e poi finalmente per Nairobi: come in un sogno l'aereo ci porta in dimensioni nuove e diverse, da una parte all'altra del mondo, in un altro continente, l'attesissima Africa. 

In aeroporto ci accoglie l'enorme sorriso e il caldo abbraccio di Padre Christopher e siamo già a casa; noi portiamo valigie pesantissime insieme a cuore e testa ingombranti che qua alleggeriremo.

Per le strade di Nairobi e poi per tutto il safari verso Siongiroi accendiamo tutti i 5 sensi per cominciare a scoprire l'Africa.

Ecco alcune sensazioni raccolte: 

“Per le strade di Nairobi alcuni tizi salgono sul nostro matatu fermo ad un semaforo perché credono sia quello di "linea" e quando scoprono che siamo tutti bianchi esclamano: "ah! Obama's people!".”

“Trascorsa un'ottima notte presso le suore, martedì mattina attendiamo il matatu in ritardo di circa due ore, ma "A PRESCINDERE DAL TEMPO CHE È UN CONCETTO QUI INUTILIZZABILE", tutti eravamo sereni: siamo entrati nel clima HAKUNA MATATA dice Silvia; siamo un bel gruppo e ci siamo divertiti giocando a carte o chiacchierando dice Fabio; non ho neppure capito l'ora di partenza, afferma svagato Edo!”

“Durante il tragitto siamo incantati dal paesaggio che ci circonda, scoviamo tante cose strane tra cui tanti tizi qua e là che dormono sdraiati a terra, donne da cui compriamo al volo frutta e verdura, scimmie che ci guardano indifferenti...” 

“Otto ore ininterrotte di viaggio passano in un attimo perché lungo la strada cerchiamo i bimbi da salutare, i bimbi sono troppo belli e si scassano troppo dal ridere! I pensieri attraversano le nostre teste: qua non bisogna pensare o farsi troppe domande, ma viversi tutto, dice Sara; è questo un paese pieno di problemi, strano, dove la gente con il modo di vivere spiazza: vogliono cambiare o stanno bene così? Si interroga Irene; sono partita con ansie ed aspettative varie ma appena ho messo i piedi in Kenya ho capito che mi piace così com'è ed è passato tutto, afferma  Monica e  canta "BUON VIAGGIO CHE SIA UN'ANDATA O UN RITORNO... E PER QUANTA STRADA ANCORA C'È DA FARE, AMERAI IL FINALE!".” 

“Arrivati a Siongiroi i bimbi, tantissimi bimbi e ragazze ci aspettano in Chiesa e ci  accolgono cantando a squarciagola WELCOME... ora ci siamo commossi alle lacrime! È incredibile sentirsi così tanto desiderati dice Rossella; ho ritrovato visi e sorrisi che riconoscevo, i miei bimbi esclama Miriam; tutti siamo in ugual misura emozionati ed è una misura che va oltre i numeri, verso l'infinito, quell'Infinito che sa dell'Amore di Dio Padre!”

“Infine che gioia e dolce ristoro giungere alla casa di Padre Christopher e sentirsi a casa nostra! L'abbraccio di Chris è stato una consegna: siamo a Casa!”

Quindi al termine del nostro viaggio di quasi 48 ore, col cuore gioioso come un Paradiso "SIAMO USCITI A RIMIRAR LE STELLE"


 

IT'S A LONG LONG NIGHT, IT'S A LONG LONG TIME, IT'S A LONG LONG ROAD (mer 29 – gio 30 luglio 2015)
 
TRA MERAVIGLIA E CONTRADDIZIONE - Si chiama Cela. Avrà più o meno cinque anni, ma qui l'età non conta. Decidi l'anno di nascita, ma non hai il minimo potere di scegliere da che parte del globo venire al mondo. Ingiustizia? Fatalità? Prova di Dio? Nessuno ha la risposta e nessuno l'avrà mai. Cela probabilmente nemmeno la ricerca. Ha altre cose a cui pensare e una sorellina a cui badare. Sciabatta, minuta e decisa come un giunco che ha sopportato più temporali, con la piccola sulle spalle. Vuole vedere il cartone che proiettano gli amici italiani. Un evento speciale per un paese in cui il cemento ancora non si avvicina al sole. Le urla della sorellina però ricordano alla bambina le sue responsabilità da donna.

Si riparte verso casa. Il dovere chiama. Cela è una delle tante. Una delle tante piccole donne. Una delle mille contraddizioni di un paese che, forse, non si deve confutare, ma semplicemente accettare e provare a vivere. C'è un tratto di strada tra la scuola e il villaggio. Un tratto di strada che non si può comprendere a pieno, soprattutto con gli occhi di un occidentale. Gruppi di motociclisti, forse taxisti forse perdigiorno forse delinquenti del posto, stanno fermi ai lati della strada e ti fissano. I loro sguardi, forse lussuriosi forse bellicosi forse privi di speranza, preoccupano un padre piemontese con l'animo meridionale. Sono diversi, opposti dagli sguardi genuini che si incontrano a scuola e al villaggio. Tra le capanne e tra i banchi di scuola si incrociano gli occhi neri di chi ha sogni, speranze e forse illusioni, per sé e per chi verrà dopo. Capire l'Africa sembra impossibile a un Europeo. Le donne si occupano della terra, della casa, dei figli. Tutto è sulle loro spalle, o meglio sulla loro testa. Gli uomini sembrano fare poco o nulla. Le donne sono lo spirito e l'anima della quotidianità del continente nero, eppure è uno status che non viene loro riconosciuto. Qui si muore di fame e di sete. Non è una leggenda, è la realtà che ogni giorno ci viene sbattuta in faccia. Non c'è cibo e non c'è acqua. Eppure a noi non viene fatto mancare nulla. In rispetto al sacro valore dell'ospitalità colazione, pranzo e cena sono serviti. È impossibile non accorgersi del privilegio che ci è donato, è difficile accettarlo senza rimorsi o sensi di colpa. Ma forse, in questo discorso come in questo paese, non c'è verità. Saper affrontare la contraddizione è una dura prova; importante segno di umanità e di rispetto verso l'altro. Chi non ha nessun dubbio su ciò che per lui è verità, non è altro che intollerante, portatore di una nuova forma di colonialismo. E quando i dubbi, le contraddizioni sembrano sopraffarci. Quando il desiderio, umano e legittimo, di ribaltare le cose ci pervade, basta un temporale improvviso. Bastano le scarpe che sprofondano nella melma, per farci andare pole pole, piano piano. Per farci fare un passo indietro e, almeno per il momento, sospendere umilmente il giudizio.  
In fondo la notte è ancora lunga e ancora non si sono viste le stelle. 
 
CURIOSITA’ – Tra piccoli ci si intende. Carola ha 10 anni ed é la più piccola del gruppo. Ha una vitalità, una spontaneità che solo chi è molto lontano dagli -enta può capire. Non per nulla nella Bibbia c'è scritto: lasciate che i bambini vengano a me. Per carità: c'è posto anche per gli adulti e per gli anziani. Nessuno viene lasciato per strada. Per i più piccoli, però, c'è un'attenzione in più. Carola ha trovato degli amici e qui tanti ragazzini la chiamano rafiki. A volte, però, nascono dei simpatici misunderstanding. "Quando non capisco cosa dicono - spiega, in una sorta di manuale delle Giovani Marmotte, - o annuisco. Yes yes, sì sì. O spiego lentamente che sono italiana o scappo". 
Questione di colori. "Quel bambino è marrone e noi siamo neri". Lo afferma, serio, Daniel della primary. "Ma poverino - lo difende prontamente Alberto. Abituato a Salvini e alla Santanchè sa che i colori possono diventare una cosa seria -. Poi cosa vuol dire. Io sono bianco!". "Lo sappiamo, mica è un problema", ridono. Qui non c'è nulla, ma c'è spazio per tutti.
 

CONTRADDIZIONI E PRIME ATTIVITA' (ven 31 luglio – sabato 1 agosto)

Momento centrale delle nostre giornate è la preghiera. Altro che lamentele... le lodi aprono la giornata (oltre che il fastidioso gallo).

Dopo i primi giorni di ambientamento è già arrivato il primo venerdì. In questo lungo giorno abbiamo potuto partecipare alla festa della Benedizione per i ragazzi che nei giorni seguenti daranno gli esami, organizzata da Padre Christoper. Siamo andati a messa con i nostri nuovi amici immergendoci in un clima di gioia e serenità che ha suscitato in ognuno di noi diverse emozioni.

La messa, anche se molto lunga ed interamente in Kishwaili, ci è piaciuta per l'ambiente creatosi intorno a noi, e ci ha coinvolti emotivamente.


Con stupore ci siamo fatti emozionare da un bambino seduto dietro di noi che ha iniziato a cantare con tutta la voce che possedeva, nonostante i problemi che affliggono questa difficile terra. Per i veterani l’emozione è stata ancora più forte perché sono riemersi ricordi della prima benedizione fatta a loro appena arrivati a Siongiroi, quando l’intera chiesa si era messa ad ondeggiare con le mani solo per loro ed oggi hanno potuto compiere lo stesso gesto verso questi bambini circondati dalle loro famiglie accorse per augurare un in bocca al lupo pre-esame.

Naturalmente, vedere queste ormai quasi donne della Secondary, benedette per un esame, fa riflettere sui loro sogni che in questi giorni ci hanno confidato, così abbiamo pregato anche noi affinché quei sogni si possano realizzare; l'amaro in bocca rimane, soprattutto perché ci chiediamo che ne sarà di tutte quelle che non ce la faranno e saranno costrette a non emanciparsi?

Altro argomento molto discusso nei nostri incontri serali è l'insieme delle contraddizioni che percepiamo in questo soggiorno, ad esempio gli eccessivi vizi a noi concessi da Christoper e soprattutto riguardanti il cibo. Pensare che i bambini con cui noi trascorriamo l'intera giornata siano quasi nell’indigenza mentre noi riusciamo a terminare il pasto con coca cola e birra ci ha davvero destabilizzati.

Ovviamente Christoper ci ha lasciati parlare e con le solite risposte da uomo saggio che abbiamo iniziato a conoscere ci ha rassicurati dicendo che la nostra missione è centrata sul condividere e per lui questi doni sono l'unico modo per condividere con noi e dirci grazie per tutto ciò che facciamo durante il giorno.

Ribadendo che ciò che è da celebrare è il presente e non il futuro e soprattutto che non si può venire in Africa pensando di vivere come loro perché noi obiettivamente non siamo come loro anche solo per un discorso sanitario.

CURIOSITA'

L’onestà è certo la qualità più evidente di questi bambini sia del villaggio che della scuola: per esempio durante la messa è caduto l'anello di Fabio, tutti i bimbi si sono messi a cercarlo ed una bambina che seguiva la scena, trovato l'anello, lo ha scrutato ma in un nanosecondo lo ha riposto al suo posto.

In Italia sicuramente tutto ciò non sarebbe successo. Ma la cosa che fa riflettere è che questi bambini un anello non ce l'hanno mai avuto!

INFORMAZIONI SULLE ATTIVITA'

In questi giorni abbiamo iniziato l'attività formativa con i bambini della scuola, incentrata sulla bellezza e varietà della Creazione, che si può apprezzare attraverso i cinque sensi: riflessioni, proiezioni di video, canzoni, giochi e piccolo impegno concreto sono i cardini dell'attività.

Contestualmente passando nelle classi per la consegna di materiali didattici e lettere dei ragazzi e bambini delle scuole italiane, si sono avviati i primi contatti con i bimbi che ricevono il sostegno dalle famiglie dell'Associazione.

Inoltre insieme a Padre Christopher abbiamo avviato la fase di studio e misurazione degli spazi per i futuri progetti.

 

IL PRETE, IL PAPPONE E IL BUSINESS MAN (dom 2 agosto)

Dopo una settimana di Kenya non finiscono le sorprese: le rane notturne assillano il sonno dei nostri giovani missionari che si improvvisano cacciatori. Il risveglio dopo la travagliata notte si rivela tutt'altro che entusiasmante: il programma recita ben 8 ore di messa in 2 diverse chiese!

La realtà dei fatti risulta totalmente differente: grazie ai balli e canti lunghissimi e incomprensibili i cuori di ognuno di noi si riempiono di gioia. Si nota un grande entusiasmo anche al momento dell'offertorio, in cui Paolo "IL PIÙ CAPO DI TUTTI" (cit. Father) intraprende una lotta serrata con una gallina gentilmente offerta.

Ciliegina sulla torta di questa prima celebrazione è la benedizione finale per Fabio e Irene, che saranno i primi a salutare il continente nero (paraponzi ponzi ponzi po, cit. Lollo).

N.B.: splendidi sono stati i regali "d'addio", in particolare la camicia leopardata (da pappone) per Fabio. 


Dopo un trasferimento "araka araka" in un'altra delle 30 chiese dell'unica parrocchia di Chris siamo pronti a condividere un'altra messa. Ovviamente la corrente elettrica per attivare un inutilissimo microfono non c'é, ma in questo luogo non ci si dà mai per vinti: 2 forti uomini si cimentano in un "molto bericolosissimo" collegamento di fili elettrici scoperti tra microfono e la batteria di una macchina già in moto. Complimenti per la loro audacia, il gesto vale il prezzo del viaggio!

SERIETÀ TIME: Grazie alla spoglia chiesa e alla calorosa accoglienza dei parrocchiani riscopriamo nell'essenzialità un valore fondamentale per la nostra quotidianità (notare la rima).

Dopo 6 ore di preghiera i 13 "wazungu" sono invitati nella casa di Anselm, il capo dei capi del catechismo. L'impatto con il nuovo ambiente é ottimo, se non fosse per la "lieve" pendenza del pavimento e dei muri: più che una casa ci ricorda un traghetto! Degni di nota i mille calendari new age (dal 2000 in avanti), qualche poster anni 90 di papa Wojtyla, e l'incomprensibile ma deliziosa palla gonfiabile della pepsi.

In tutto questo il chai, un the africano, é onnipresente, per ricordarci l'immensa ospitalità di questa fantastica popolazione. 


 

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