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LUNEDI' 15 AGOSTO

Siamo partiti di buon'ora alle 11:00, destinazione Kisumu. Due macchine, 13 persone, alcune sedute nel bagagliaio. Prima tappa, Kaplong, dove abbiamo scaricato i bagagli presso l'ospedale (cui faremo ritorno in serata per dormire) e salutato John, che deve tornare a Nakuru. Il viaggio per Kisumu è lungo e tortuoso, in quanto "l'autostrada" è in costruzione: per lunghi tratti siamo costretti a guidare su sterrato. Frequentemente assistiamo ad una curiosa scena: la polizia ci fa segno di fermarci, Christopher rallenta, scambia uno sguardo coi poliziotti - muniti di mitra - e subito ripartiamo. All'ennesima fermata chiediamo spiegazioni a Christopher, il quale ci dice che i poliziotti estorcono denaro ai guidatori di matatu; non osano chiederne, però, a persone influenti come i sacerdoti o nel caso in cui i trasportati abbiano la pelle bianca, per timore di venire denunciati. Lungo il percorso vediamo ampi territori alluvionati dopo il maltempo degli ultimi giorni.

Kisumu ci accoglie con un cielo che minaccia pioggia. Fra le più popolate ed importanti città del Kenya (insieme a Nairobi e Mombasa), ha un traffico caotico e, in alcuni quartieri, mostra ancora i segni della guerra civile combattuta nel 2007 fra Kikuyu e Kalenjin. Facciamo pranzo alle 4 del pomeriggio in un ristorante, scegliendo come piatto base, su consiglio di Suor Jola, pesce del Lago Vittoria. Il pranzo si rivela ottimo e subito dopo andiamo in riva al lago, dove facciamo curiosi incontri: un ippopotamo che si fa beatamente il bagno e diversi automezzi che vengono condotti sino alla riva del lago, dentro all'acqua, per venire lavati. Tutto attorno a noi, peraltro, vi è estrema povertà, vere e proprie favelas che contrastano con la tappa successiva del tour, il Riboko Bay Resort. Fra le tante, ci rimane impressa l'immagine dei bambini di strada, abbandonati dalle famiglie, che sniffano colla. Il club è di stile europeo, con giardini ben curati e molte persone di pelle bianca presenti; ci sembra di essere a casa, eppure non possiamo dimenticare come nelle strade adiacenti vi siano le baraccopoli della città.

Un improvviso nubifragio ci coglie lungo la via del ritorno verso l'ospedale di Kaplong. Le strade extra-urbane - in buona parte in terra battuta -  sono prive di illuminazione. La macchina slitta. Ai lati delle strade decine di persone camminano nel buio.

 

MARTEDI' 16 AGOSTO

Dopo un buon sonno ristoratore, siamo di nuovo in marcia, questa volta con destinazione Kericho, dove abita la famiglia di Padre Christopher. La giornata è più soleggiata rispetto a ieri, il paesaggio completamente diverso. Il territorio di Kericho è famoso per gli ampi campi in cui viene coltivato il the. Distese verdi si estendono a perdita d'occhio su un paesaggio collinare che ricorda il nostro Monferrato. Ci fermiamo a parlare qualche minuto con le raccoglitrici di the ed a scattare qualche fotografia. La prima tappa del viaggio è a casa di Priscilla, sorella di Christopher. Sposata con John, ha 3 figlie di cui la maggiore si appresta ad andare all'università di medicina in Nairobi. La casa è circondata da un ampio giardino (banani, avocados, mais bianco...). Si riparte costeggiando la foresta, sino alla casa in cui vive la seconda madre di Christopher: Helena (qui in Africa sino a non molti anni fa era diffusa la poligamia). Ad accoglierci troviamo una trentina di persone, fra uomini, donne e bambini (verremo poi a sapere che la prima madre di Christopher ha avuto 15 figli, la seconda 12, per un totale di 27 fratelli; il numero complessivo dei membri della famiglia, una generazione dopo, è circa un centinaio). I luoghi in cui Christopher è nato e cresciuto sono molto diversi da Siongiroi: alle ampie piantagioni di the si alterna la foresta, in cui si rifugiano gli elefanti quando non trovano cibo nella savana. Christopher ci racconta di come una volta gli elefanti siano "entrati" in casa di sua sorella. Dopo un giro fra i campi di the di proprietà della famiglia, facciamo pranzo.

Prima di partire per la tappa successiva, assistiamo ad una curiosa scenetta: Nino fa un commento sui frutti dell'albero di avocado, ed uno dei ragazzini subito si arrampica a piedi nudi sulla pianta per cogliere diversi frutti da regalarci; sale per parecchi metri, con agilità sorprendente. La visita si conclude con una foto di gruppo attorno a nonna Helena. Si sta ormai facendo tardi, ma prima di ripartire in direzione di Siongiroi ci attendono ancora due passaggi, uno a casa di Maria, 110 anni, l'anziana del villaggio, ed uno a casa di Ruth, sorella minore di Christopher. Sulla strada del ritorno, riceviamo il regalo di uno splendido tramonto africano, seguito dall'alba di una luna rossa. Mentre fra le strade infangate e rese viscide dalla pioggia la macchina slitta, ancora una volta notiamo decine di persone che camminano nel buio.

 

MERCOLEDI' 17 AGOSTO

Dopo due giorni di assenza, eravamo così contenti di tornare fra i bambini di Siongiroi che siamo arrivati alla scuola un po' in anticipo. Ne abbiamo approfittato per intrufolarci nelle classi e fare lezione di lingue insieme a loro. Alcuni fra noi sono andati alla lavagna a tradurre parole d'uso comune dall'inglese allo swahili all'italiano, fra l'entusiasmo dei bambini che si divertivano a fare lo spelling delle parole in lingua swahili ed a copiare diligentemente le parole italiane sui loro quaderni.

E' quindi seguito il momento dei giochi: calcio, tiro alla fune, gimkana, un due tre stella, salto della corda e via dicendo, oggi i bambini avevano proprio voglia di giocare. Anche perchè questa settimana sarà l'ultima prima delle loro vacanze, nonchè l'ultima che trascorreremo insieme.

Il momento del pranzo ci ha regalato due ricordi particolari: i bambini che sono venuti ad offrirci il loro piatto di ghiteri (fagioli e mais), i bambini che dopo avere finito di mangiare andavano a lavarsi il piatto, uno ad uno, in una carriola piena d'acqua.

Al pomeriggio c'è stato tempo per uno scherzo (una bambina ha trovato un piccolo topolino nato da pochi giorni e l'ha portato in giro divertendosi a spaventarci per la sorpresa), per quattro chiacchiere (sulla cucina italiana, sul Masai Mara, sul viaggio dall'Italia al Kenya), per il tradizionale cinema (oggi abbiamo proiettato "Il libro della giungla", che ha divertito moltissimo i bambini, soprattutto le scene con l'orso Balon; Alvin, il figlio dell'insegnante Winnie, ha fatto la pipì addosso a Valentina).

PS: Marie-Claire ha dato del managu ad una bambina, facendola disperare. Domani rimedieremo spiegandole cos'è un managu. Quanto a voi, vi lasceremo con la curiosità. Anche per oggi da Siongiroi è tutto, lala salama!

 

GIOVEDI' 18 AGOSTO

I bambini di strada che ci corrono incontro hanno i piedi scalzi, sporchi di fango; la maglietta stinta che è la stessa sin dal primo giorno; giocano con un copertone da bicicletta; sulla pelle i segni di una vita di povertà e senza prospettive. Eppure hanno un sorriso luminoso, e sono l'Africa che ci aspettavamo. Quando entriamo nella scuola di Siongiroi, i bambini che ci corrono incontro hanno i piedi avvolti nelle scarpe; la divisa rossa della scuola; giocano spensierati nei prati e nel loro futuro vedono un lavoro ed una vita dignitosa. Eppure, se li si osserva meglio, le loro scarpe sono rotte o danneggiate; i vestiti spesso bucati; ed in quella spensieratezza non sappiamo quanto vi sia di verosimile nelle prospettive del loro futuro. Un bambino africano rimane africano al di qua o al di là della porta d'ingresso della scuola, è solo una questione di punti di vista, e così è una questione di punti di vista ciò che in questi pochi giorni noi stiamo facendo per loro. Piccole cose banali, che divengono speciali solo se considerate dal loro punto di vista. Avete idea di cosa significhi guardare un film per un bambino africano? E' con questa lente, con i loro occhi, che dovete leggere il nostro diario missionario. Solo così esso acquisirà un sapore particolare.

La giornata di oggi ha visto il gruppo diviso in tre parti. Daniela Two da martedì sera è nuovamente a Kaplong a lavorare in ospedale. Valentina, Daniela One e Sonia sono andate, insieme a Christopher, a Bomet, per fare un giro al mercato e per comprarsi "i capelli" (nei prossimi giorni due ragazze del luogo faranno loro l'acconciatura all'africana, vi descriveremo il procedimento). Il loro viaggio è stato avventuroso, a bordo di un matatu (in realtà un'automobile a 5 posti su cui hanno viaggiato in 12; sul sedile dell'autista erano sedute due persone, di cui una copriva il cambio; un bambino non smetteva di piangere alla vista dei muzungo). Il terzo gruppo è rimasto coi bambini alla scuola: un ricordo particolare riguarda Enrico, inseguito - su incitamento degli altri animatori - da tutti i bambini e costretto a salire su un albero per trovare rifugio, mentre ai piedi della pianta i bambini lo assediavano tentando di salire anch'essi. Il resto della giornata si è svolto chiacchierando con i bambini (i più grandi ci hanno chiesto informazioni su come si studia in Italia, sognando di venire da noi a fare l'università), facendo un veloce giro al mercato locale (dove Suor Jola e Marie Claire hanno comprato un kanga ciascuna), proiettando il film Shrek, apprezzatissimo. Altri anedotti: Suor Jola ha trovato tre candidate per il convento; Nino ha ricevuto in dono un disegno dai bambini più piccoli; Alvin, la mascotte della scuola (4 anni), ha intenerito un po' tutti noi coi suoi sorrisi; e abbiamo visto la cucina, dove preparano i pranzi con degli enormi forni. Il ritorno a casa è stato sulla jeep di Christopher (che è partita venendo spinta in discesa dai ragazzi più grandi); al buio, sulla strada piena di buche, con l'automezzo che slittava paurosamente, Nino, Marie-Claire, Daniela One, Valentina e Maela hanno fatto un'esperienza che - al confronto - le montagne russe sono una tranquilla passeggiata da città (mentre Renato cinicamente li guardava divertito dal lunotto posteriore).

Anche per oggi da Siongiroi è tutto. Enrico e Suor Jola dicono: Bau!

 

VENERDI' 19 AGOSTO

Domenica - ultimo giorno coi bambini della scuola di Siongiroi - si avvicina sempre di più, e nell'aria inizia ad aleggiare una certa malinconia per l'ormai prossimo commiato. Oggi ad esempio - dopo la conclusione degli esami ed alcuni momenti di gioco - per iniziare a salutarli abbiamo proiettato un filmato i cui protagonisti erano i bambini stessi, preparato con i video e le fotografie che abbiamo fatto loro in queste ultime settimane. Rivedendosi hanno riempito di risa la sala. A seguire abbiamo proiettato il film "Il libro della giungla 2" che ha riscosso grande successo (curiosamente, però, il personaggio del serpente continua a terrorizzarli).

Alcuni fra noi sono poi andati a prendere l'acqua con i bambini. La pozza cui essi attingono dista circa 500 metri dalla scuola, e consiste in un laghetto di acqua fangosa. I bambini si avvicinano a piedi, ciascuno con un contenitore da 10-20 litri che riempono dopo avere smosso l'acqua di superficie cercando di selezionare quella meno sporca; quest'acqua infatti la utilizzeranno sia per lavarsi loro stessi sia per lavare i propri vestiti. Al ritorno, i bambini portano i contenitori sulla schiena dopo averli fissati con un panno alla testa; peraltro va sottolineato come i contenitori siano assai pesanti e come sia bello notare che i bambini si aiutino a portarli l'uno con l'altro, i più grandi con i più piccoli. Valentina, Daniela, Maela e Sonia hanno sperimentato di persona questo metodo di approvigionamento e trasporto dell'acqua. E' sorprendente pensare che qui sia la norma che tale funzione sia svolta quotidianamente, sia in famiglia sia a scuola, dai bambini anzichè dagli adulti.

Prima di concludere, due aneddoti curiosi sulla giornata di oggi: mentre scriviamo il diario, Valentina si sta facendo fare le treccine all'africana. E' venuta qui a casa una pettinatrice, la quale le ha abilmente intrecciato i capelli veri con quelli finti comprati ieri. L'effetto è molto interessante, ma Valentina sembra preoccupata. E con lei Sonia, che si sottoporrà all'esperimento domani. Il secondo aneddoto riguarda il cielo sopra di noi. Dopo più di due settimane, finalmente non ci sono nuvole, così possiamo ammirare il famoso "cielo africano". Il numero di stelle che si possono vedere da qui, lontani dalle luci delle città occidentali, è davvero impressionante.

Da Siongiroi anche per oggi è tutto: usiku mwema (buona notte) a tutti!

 

SABATO 20 AGOSTO

Soiserè (ciao!)

La pentola immersa nella sabbia calda: la torta - 40 uova e qualche altro misterioso ingrediente africano - è stata cotta in questo modo curioso. Il tempo dei saluti è iniziato così. Oggi è stata una giornata con una atmosfera diversa: gli abbracci sono stati più lunghi, intensi, come se i bambini - già di loro affettuosi in queste settimane - non volessero staccarsi più, consapevoli della separazione ormai prossima. Alcuni dicevano frasi come "ricordati di me" o "non mi dimenticherò mai di te", altri allontanavano gli altri bambini che si avvicinavano, come se volessero l'esclusiva su una carezza, un abbraccio o persino una parola detta con un sorriso. Altri chiedevano di rimanere in Kenya con loro, altri ancora di rimanere almeno a dormire con loro in questa ultima notte. Piccoli gesti, come sedersi vicino a noi chiedendo di leggere insieme i libri dei compiti per le vacanze, o frasi della Bibbia stampate nella nostra lingua natale, od insegnarci qualche parola di kalengi (il dialetto locale: il saluto con cui abbiamo aperto la pagina di diario odierna è in kalengi). Qualcuno ha sparso la voce che avremmo regalato loro delle caramelle, sicché una richiesta in tal senso ci è stata fatta più e più volte; gliele doneremo domani. Molti bambini sono venuti da noi regalandoci due banane a testa, altri che non si sono visti nel video proiettato ieri ci hanno chiesto di fare loro una fotografia. Alla messa pomeridiana Sonia e Valentina, con le loro nuove acconciature all'africana, avevano gli occhi di tutti addosso; anche i bambini di qui, oggi, sono andati dal "barbiere", un semplice rasoio e tante teste calve in più in giro; si sono così preparati per essere in ordine per la festa di domani. Durante la celebrazione, hanno accennato alcuni dei canti che intoneranno domani durante la messa domenicale: ai vari "good bye" cantati insieme da centinaia di bambini molti fra noi hanno iniziato a non trattenere lacrime di commozione. Prima di tornare a casa per la cena, siamo stati coi bambini ancora un paio d'ore, ad ascoltare e cantare insieme musica kenyota. Ad un nuovo splendido tramonto africano è seguito anche oggi un cielo senza nuvole: la visione del centro della Via Lattea è stata davvero la ciliegina sulla torta - una torta cucinata sulla sabbia - di questa giornata africana.

 

DOMENICA 21 AGOSTO

La giornata di oggi è iniziata con una sorpresa: Nino e Marie-Claire si sono sposati... di nuovo! Siamo arrivati alla chiesa camminando con lentezza. Sapevamo che questa sarebbe stata la messa di commiato dai bambini di Siongiroi e nel silenzio del proprio cuore ciascuno di noi voleva posticipare il momento. La sorpresa di rinnovare i voti matrimoniali - voluta da Nino - ha cambiato l'umore della mattinata, mutando la malinconia in allegria. Marie-Claire è entrata nella chiesa indossando un abito da sposa, di proprietà di Padre Christopher, il quale lo impresta alle spose del luogo che non possono permettersi l'acquisto di un abito nuziale e che per l'occasione lo ha prestato volentieri alla nostra amica. L'abito nuziale africano è particolare: ha sì uno strascico, ma questo - dopo lo scambio degli anelli - viene messo sulle spalle dello sposo, unendo simbolicamente marito e moglie. Essendo già sposati, Nino e Marie-Claire sono entrati nella chiesa già con lo strascico che li univa. Della cerimonia vogliamo raccontare almeno alcuni momenti: i canti dei bambini, entusiasti di assistere ad un matrimonio fra muzungu; la semplicità del rito; il gesto di legare le braccia degli sposi con una stola (gli sposi hanno quindi percorso la navata fra le risa e le grida di gioia dei bambini, per poi tornare all'altare, venire slegati ed effettuare lo scambio degli anelli); la scelta di due anziani della comunità come testimoni degli sposi, e di alcune bambine come damigelle d'onore. Sullo sfondo, lacrime di gioia per questo "matrimonio" inaspettato, e lacrime di tristezza quando i bambini hanno intonato "Good Bye", il canto dell'addio.

La mattinata è proseguita con una seconda messa in uno dei villaggi che appartiene alla missione, nella quale abbiamo assistito ad un "vero" matrimonio africano ed a due battesimi. La principale differenza rispetto alla cerimonia di Nino e Marie-Claire che, come abbiamo detto, consisteva in un semplice rinnovamento dei voti nuziali, è stata nel gesto dello strascico sulle spalle del marito; in questa cerimonia lo strascico è stato appoggiato sulle spalle dell'uomo solo dopo lo scambio degli anelli. Quanto al battesimo, il rito si svolge come in Italia; l'unica annotazione da farsi è che sul capo del bambino viene versata veramente molta acqua.

Verso le 16, siamo tornati alla scuola, dove ci aspettavano i bambini. Per un'oretta siamo stati nel prato; ciascuno di noi ha avuto un po' di tempo per vivere personalmente il momento dei saluti. Poi siamo stati chiamati nella chiesa, dove i bambini ci avevano preparato una lunga cerimonia d'addio: canti, danze, la commozione era palpabile. E' stato divertente quando ad uno ad uno ci hanno chiamato per darci - sempre danzando - simpatici doni (il contenitore del maziwa lala, delle collanine ed una scatola di the di Kericho); o anche il momento della benedizione, quando ci hanno fatto inginocchiare per terra e tutti i bambini ci hanno circondati donandoci, con una danza delle braccia, la benedizione di buon augurio; o ancora la torta cui avevamo accennato ieri, mangiata insieme a tutti i bambini dopo che con gesti giocosi ciascuno di noi era stato imboccato; prima del saluto finale, abbiamo dato loro le caramelle; ci è dispiaciuto poter dare solo una caramella a testa, mentre loro ci hanno dato così tanto; ma nel riflettere per scrivere questo diario ci rendiamo conto di come questi bambini abitualmente non ricevano gesti d'affetto nè in famiglia nè alla scuola, e che quindi le attenzioni che abbiamo dato loro siano state un piccolo tesoro che per loro ha avuto un significato speciale. Questi bambini si conquistano davvero con poco: quando Suor Jola ha regalato dei fazzoletti di carta, i bambini ne hanno presi uno a testa dicendo che li avrebbero portati in dono ai propri genitori; quando ha regalato un rosario, la bambina che l'ha ricevuto si è messa a piangere dicendo che era il dono più bello che avesse mai avuto. Con la loro semplicità sono rimasti stupiti di come noi viviamo in Italia; a Sonia ad esempio è stato chiesto se avesse una mucca a casa, ed alla risposta negativa le è stato domandato come si procurasse il latte. Una cosa che ci porteremo dietro, di questi bambini, è la timidezza gentile: ti seguono, ti stanno vicini, ti fanno capire che vogliono che gli dedichi un po' del tuo tempo, ma non osano chiedere. E quando capisci da solo e ti dedichi a loro, il mondo si apre nel loro sorriso. Ci ha fatto pensare la loro reazione alle proiezioni cinematografiche. Nei nostri libri di storia, è scritto che la prima proiezione cinematografica fu la proiezione di un filmato in cui un treno arrivava in stazione; in quell'occasione la gente scappò! Allo stesso modo qui il nostro "cinema" è stato vissuto con curiosità e candore; è bello pensare che questi bambini racconteranno ai propri nipoti di avere visto il loro primo film seduti per terra in una chiesa, proiettato su un lenzuolo da muzungu venuti dall'Italia; alcuni andavano a cercare non si sa cosa dietro al lenzuolo, non capivano, e poi quanto urlavano quando sullo "schermo" appariva il serpente! Il momento più difficile della giornata di oggi è stato forse alzarsi e parlare davanti a tutti i bambini per salutarli, perchè al cuore era quello il momento in cui la separazione diveniva evidente. Ci piace chiudere questa pagina di diario riportando le parole che Enrico nel suo discorso ha dedicato ai bambini: occorre essere come bambini per entrare nel regno dei cieli. Ed i bambini che abbiamo conosciuto qua sono davvero speciali.

PS: da 10 siamo diventati 11, in quanto il dito di Enrico, ferito sull'albero velenoso l'altro giorno, è ormai così gonfio che sembra avere acquisito vita propria! Lala salama a tutti, domani Masai Mara.

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